Esperienze lombarde: i problemi più comuni e i rapporti tra amministratori, cittadini e gestori degli impianti

Finalità dell’indagine

La pianificazione e le scelte localizzative e gestionali di un impianto di termodistruzione di RSU comportano l’insorgere di problematiche estremamente complesse nei rapporti tra amministratore, cittadini e gestore; esse devono essere esaminate con cura al fine di evitare conflitti insanabili.

Con l'indagine riportata nel presente capitolo si è cercato di capire quali problemi sociali, ambientali, economici e gestionali sono sorti nelle varie realtà analizzate, quali iniziative sono state prese per fronteggiarli ed i risultati ottenuti. L’ambito considerato è quello lombardo ed il fine dell’analisi è chiarire i meccanismi che si generano in situazioni di conflitto tra diversi portatori di interesse, tenendo sempre presente che difficilmente si possono applicare ad altre realtà soluzioni efficaci in un determinato contesto, a causa delle specificità di ogni singolo caso.

Dall’esperienza avuta e dalla letteratura di settore emerge che certamente disponibilità delle informazioni e trasparenza delle scelte sono fattori determinanti per un approccio corretto, che consenta di mettere in evidenza sin dalle fasi preliminari le caratteristiche di ogni alternativa ed i punti di vista dei portatori di interesse.

Le problematiche dell’approccio tradizionale legato alla realizzazione delle opere a possibile impatto ambientale

L’approccio tradizionale in questo tipo di progetti si basa sulla strategia DAD: Decidi Annuncia Difendi. Una volta delineata la possibilità pratica, gestionale, economica e burocratico-amministrativa di costruire l’opera in un determinato sito, il soggetto proponente elabora i progetti e avvia l’iter decisionale e autorizzativo presso le amministrazioni competenti; così facendo, i suoi intenti diventano pubblici e provocano l’insorgere di conflitti con le parti contrarie, inaspriti dalla limitata partecipazione e interazione con i proponenti. Di conseguenza il sistema tradizionale difficilmente consente di raggiungere compromessi validi, finalizzati all’ottimizzazione della convivenza fra comunità, istituzioni e proponenti l’opera.

Osservando l’opposizione dei cittadini a livello locale ad interventi sul territorio con potenziali impatti sull’ambiente, sono stati osservati principalmente due diversi atteggiamenti, in inglese racchiusi nelle seguenti sigle: NIMBY (Not In My Back Yard, ovvero “ovunque ma non nel mio giardino” e quindi “ovunque, ma non vicino casa mia”) e NIABY (Not In Anyone Back Yard, ovvero “nel giardino di nessuno” e quindi “da nessuna parte”). La prima, pur considerando l’utilità dell’opera, ha carattere locale ed esprime il timore di possibili danni alla propria salute, diminuzione del valore di proprietà immobiliari e della qualità della vita (rumori molesti, odori sgradevoli, etc.), effetti negativi sul traffico, sul paesaggio e sull’ecosistema. L’altra invece esprime un'opposizione totale all’opera in sé che per un inceneritore è motivata dalla convinzione che provochi un aumento della produzione di rifiuti, maggior costo rispetto ad altre forme di trattamento, freno nei confronti dello sviluppo di un'efficiente raccolta differenziata.

Mentre nel secondo caso risulta difficile qualsiasi tipo di accordo, nel primo l’approccio DAD, in relazione alle problematiche di tipo locale, si dimostra incapace di rassicurare i cittadini interessati fornendo loro sufficienti informazioni o ruoli partecipativi.

L’approccio negoziato

Si tratta di un approccio che propone la partecipazione volontaria ed informale delle parti interessate al fine di giungere ad un accordo.

Gli aspetti caratteristici di questo approccio possono essere così riassunti:

·                    preventivo: il coinvolgimento di tutte le parti interessate avviene prima di aver preso decisioni definitive riguardo all’opera e alla sua gestione;

·                    proattivo: le parti potenzialmente coinvolte vengono contattate direttamente, senza attendere che siano loro a farsi avanti;

·                    volontario: la partecipazione e gli impegni presi non sono vincolati ad obblighi di legge, si tratta di un processo libero;

·                    diretto: la comunicazione tra gli interlocutori è diretta e non filtrata da media, etc;

·                    informale: le decisioni e gli strumenti non sono prestabiliti, dipendono dalle caratteristiche della situazione e questo ne aumenta la flessibilità;

·        di mediazione: offre la possibilità di coinvolgere un soggetto terzo con funzioni di mediazione nell’ambito della ricerca di un accordo.

 

Tale approccio mette nelle condizioni di poter raggiungere i seguenti obiettivi:

·        Equità: attraverso la negoziazione è possibile approfondire gli aspetti problematici dell’opera e individuare compensazioni.

·        Efficienza: diverse analisi su casi di studio hanno dimostrato che i processi decisionali partecipati comportano un risparmio di risorse, cioè tempo e denaro (Bartolomeo et al. 1996).

·        Fondatezza: gli aspetti e le conoscenze scientifiche invece di essere strumentali alle rispettive posizioni divengono il punto oggettivo dell’accordo.

·        Stabilità: la sottoscrizione di reciproci impegni su base volontaria rappresenta un vincolo al rispetto degli stessi.

Ambito di analisi e modalità di raccolta dei dati

Ambito di analisi

L’ambito geografico considerato è stato circoscritto alla Regione Lombardia, in primo luogo per confrontare realtà diverse tra loro ma inserite in contesti in grado di presentare tratti comuni, in secondo luogo perché l’area lombarda è caratterizzata da un’elevata concentrazione di impianti e una vasta gamma di soluzioni impiantistiche.

La raccolta dati ha interessato gli ambiti di localizzazione degli impianti di termodistruzione di RSU e in particolare per ognuno di essi sono stati contattati il gestore dell’impianto, l’amministrazione comunale e i portatori di interesse locali (cittadini, associazioni o comitati).

Pur avendo concentrato un notevole sforzo nella raccolta delle informazioni, la quantità e la qualità dei dati presentano una certa variabilità e diversi gradi di approfondimento poiché dipendono in larga misura dalla disponibilità e dall’interesse dei singoli interlocutori.

Raccolta dati

Nella fase di raccolta dati è stata privilegiata la forma dell’intervista, sostituita da questionari mirati dove non è stato possibile realizzarla; le informazioni presenti nel seguito sono state riportate in forma esclusivamente anonima sia perché l’analisi era finalizzata a evidenziare esclusivamente i problemi emersi e le iniziative intraprese nelle diverse esperienze, sia per permettere agli intervistati di esprimersi tranquillamente e senza preoccupazioni.

Sono stati analizzati gli impianti di Brescia, Como, Cremona, Lecco, Desio, Milano (Silla I), Milano (Silla II), Parona, Busto Arsizio, Sesto S. Giovanni. La Tabella 21 mostra sinteticamente le varie tematiche affrontate in relazione ai soggetti di riferimento intervistati.

Tabella 21 Tematiche delle interviste (questionari) e soggetti di riferimento

Ambito analizzato

Gestione impianto

Amministrazione locale

Portatori di interesse

Tecnologia dell’impianto_dati

l

 

 

Problematiche di ordine tecnologico

l

 

 

Trasporto RSU e residui_ dati

l

 

 

Problematiche relative al trasporto

l

l

l

Ubicazione impianti_dati

 

l

 

Problematiche connesse all’ubicazione

 

l

l

Rapporto impianto/cittadinanza

l

l

l

Problematiche relative alla presenza dell’impianto

 

l

l

Iniziative per risolvere tali  problematiche

l

l

l

Comunicazione delle informazioni

l

l

l

Iniziative di gestione e certificazione  ambientale

l

 

 

Iniziative considerate utili per ottimizzare il rapporto impianto/cittadini

l

l

l

Risultati dell'analisi

Localizzazione degli impianti

L’ubicazione degli impianti risulta generalmente compresa tra i 200 e i 500 metri dall’area residenziale più vicina, a seconda della presenza o meno di un sistema di teleriscaldamento. L’area scelta per la localizzazione è ad uso agricolo o industriale e servizi, in alcuni casi in prossimità di aree verdi di pregio o protette. Spesso si tratta di località marginali del territorio comunale di competenza, con il possibile risultato di gravare sugli ambiti comunali adiacenti e in particolare su aree di espansione residenziale.

I conflitti intercomunali che possono generarsi sono tradizionalmente affrontati in trattative con le autorità responsabili e i coordinamenti dei comuni interessati, che spesso portano a forme di compensazione (come facilitazioni economiche sul costo per lo smaltimento dei rifiuti). Esperienze più recenti evidenziano l’efficacia di un coinvolgimento delle amministrazioni limitrofe nella fase di gestione dell’opera.

Si delinea dunque l’importanza e la necessità di uno strumento di concertazione in grado di identificare e al contempo limitare i problemi che interessano le realtà amministrative limitrofe all’impianto.

Cittadinanza contraria agli impianti

Le indicazioni fornite dai gestori degli impianti, da amministratori pubblici o dai portatori di interesse sembrano sostanzialmente convergere su valori del 10% - 15% in merito alla cittadinanza dichiaratamente contraria agli impianti; occorre però distinguere tra chi è apertamente contrario per ragioni ideologiche, e quindi difficilmente cambierà idea, e chi chiede solo rassicurazioni.

Anche tra i gestori si hanno atteggiamenti diversi nei confronti dell'opposizione della popolazione: c’è chi afferma di non avere nessun problema e quindi nulla da risolvere, e chi invece ammette che ci sono dei problemi e fornisce la propria opinione ed esperienza su come risolverli.

In particolare è emerso che è consigliabile evitare interventi contradditori, prepararsi ad affrontare le emergenze ed essere in grado di rassicurare la cittadinanza, far conoscere le problematiche connesse alla gestione di un impianto ed i fattori esterni che hanno degli effetti sul lavoro dei gestori (ad esempio il conferimento dei rifiuti), organizzare visite per il pubblico, intraprendere azioni per migliorare il rapporto con la cittadinanza.

Dopo un certo periodo dall’entrata in esercizio dell’impianto, la popolazione contraria generalmente si riduce, rimanendo sostanzialmente limitata ai cittadini residenti nelle vicinanze dell’impianto e ad alcuni gruppi ambientalisti; rimane il dubbio se tale andamento sia da associare ad un miglioramento effettivo nel rapporto con l’impianto oppure ad un clima di rassegnazione subentrato tra i cittadini. 

Conferimento e trasporto rifiuti

In genere il conferimento ed il trasporto dei rifiuti non sono gestiti direttamente dai responsabili dell’impianto. Se i conferimenti non sono distribuiti omogeneamente nell’arco della settimana, possono provocare fenomeni periodici di aumento del traffico e dei problemi connessi (rumore, odore,...), che diventano elementi di conflittualità di primaria importanza nel rapporto con la cittadinanza.

In generale si può affermare che nei casi in cui il conferimento è, almeno in parte, controllato dal gestore dell’impianto, questi afferma di aver organizzato il trasporto o con un'attenta pianificazione o semplicemente evitando orari con punte di traffico.

Di norma la localizzazione scelta risulta essere in prossimità di nodi autostradali, in questi casi il bacino di utenza deve essere tale da consentire agli automezzi di raggiungere l’autostrada o le vie di grande comunicazione senza gravare sui centri abitati, spesso caratterizzati da traffico intenso.

Impatto visivo, rumore, odore

Questa categoria di problemi vede i gestori e i comitati locali su posizioni estremamente diverse: i primi tendono a minimizzare le proteste, senza indicare l’adozione di misure atte a risolvere i problemi, i comitati locali invece insistono molto su questi punti, benché ritengano che rumore e odori sgradevoli non siano del tutto eliminabili.

Per quanto riguarda l’impatto visivo, di solito si ricorre a interventi di piantumazione che non sempre riescono a mitigare l’impatto dell’opera sul paesaggio.

I rumori generati dall’impianto, a detta della quasi totalità dei gestori, non costituiscono un problema per i residenti limitrofi, a causa del rumore già presente nell’area e riferibile in particolar modo agli autoveicoli o per l’adeguata insonorizzazione degli impianti. Occorre però considerare che talvolta si sono riscontrati problemi in orari notturni, quando cioè il rumore di fondo generato dal traffico diminuisce e il contributo dell’impianto diventa prevalente.

Per le emissioni di odori sgradevoli una complicazione talvolta è stata data dal trasporto dei rifiuti, in quanto il passaggio entro centri urbani, in particolari momenti della giornata (ore diurne) e dell’anno (primavera-estate), può renderli più facilmente percepibili.

Monitoraggio e comunicazione delle informazioni ai cittadini

La questione riguardante il monitoraggio e la diffusione dei dati è stata affrontata in modo interessante soprattutto per gli impianti di Silla II e Brescia.

Nel caso di Silla II gli elementi principali sono contenuti nel protocollo d'intesa firmato dal gestore (AMSA) con i rappresentanti dell’Amministrazione Provinciale e dei Comuni limitrofi, in accordo con la normativa nazionale e con la pianificazione provinciale in via di rielaborazione. Pur essendo stato stipulato nella fase gestionale dell’impianto esso si pone comunque come esempio, perché contiene scelte partecipate sul monitoraggio e l’adozione di misure di mitigazione: si prevede la formazione di un comitato scientifico-tecnico formato da soli tecnici qualificati nominati dai Comuni per monitorare la fase di costruzione e la fase di gestione dell’impianto con cadenza periodica; inoltre, vengono trattati  apertamente i seguenti temi: quantità di rifiuti da conferire all’impianto, dismissione del vecchio impianto (Silla 1), certificazione ISO 14001 e Emas, trasparenza dei dati.

Per l’impianto di Brescia è stato istituito l’Osservatorio Termoutilizzatore (OTU), con il compito di acquisire tutti i dati sul funzionamento dell’impianto e di predisporre una relazione periodica da portare all’attenzione dei cittadini. Inoltre dall’ASL e dall’ARPA sono effettuati con cadenza annuale campionamenti del terreno nella zona circostante l’impianto; i dati sono comunicati tramite relazioni fatte dall’OTU oppure con bollettini informativi periodici, articoli sui giornali locali, assemblee periodiche presso le circoscrizioni.

Una nota di rilievo è fornita dal sito internet sviluppato dall’ASM e contenente numerose informazioni sulle attività ambientali dell’azienda.

D’altra parte l’Associazione dei Cittadini Bresciani contro l’inceneritore afferma che i controlli effettuati sulle emissioni non sono resi disponibili ai cittadini e che non è stato realizzato il previsto laboratorio dei microinquinanti, che sarebbe dovuto entrare in funzione prima dell’avvio dell’impianto.

L'Associazione elenca anche una serie di problematiche che dovrebbero essere portate all’attenzione del pubblico: il rispetto delle quantità di rifiuti acquisiti e bruciati previste, l’installazione di centraline di monitoraggio al suolo per micro e macro inquinanti, l'informazione pubblica delle notizie relative alla gestione dell’impianto, anomalie comprese.

Sistemi di gestione e Certificazioni ambientali

Gli intervistati, sia gestori che portatori di interesse, concordano nel ritenere le certificazioni ambientali estremamente utili al fine di migliorare il rapporto con la cittadinanza; infatti la quasi totalità degli impianti prevede di raggiungere una certificazione ambientale, generalmente rappresentata dall’ISO 14001.

È stata rilevata una certa differenza tra gestioni private e pubbliche (generalmente derivanti da un consorzio di comuni) nell’importanza attribuita a questo obiettivo: le prime appaiono sostanzialmente più attive e attente a questo aspetto.