Analisi del rischio per la salute associato alle emissioni atmosferiche di inquinanti tossici dall'impianto di termodistruzione di Trezzo sull’Adda

Introduzione

Gli effetti delle emissioni di inquinanti atmosferici sulla salute della popolazione esposta costituiscono un elemento di evidente interesse nel dibattito sulla compatibilità ambientale di molte attività umane. Negli ultimi anni valutazioni di questi tipo hanno assunto particolare significato negli studi sull’accettabilità e sulla locazione di sorgenti, quali la termodistruzione dei rifiuti, caratterizzati da emissioni potenzialmente significative di inquinanti atmosferici tossici e persistenti (IATP: metalli pesanti, diossine, PCB, clorobenzeni e clorofenoli).

 

 

Dal punto di vista metodologico lo studio del loro impatto sulla salute non può prescindere dalla valutazione dei percorsi multipli con i quali queste sostanze sviluppano effetti sui soggetti esposti; in particolare, le caratteristiche di persistenza e cumulabilità che li contraddistinguono rendono assai significativi quei percorsi di esposizione indiretta che hanno invece scarsa rilevanza per i macroinquinanti convenzionali (SO2, NOx, CO, COV reattivi) assunti per inalazione. Perciò l’approccio metodologico per l’analisi quantitativa dei rischi per la salute è articolato su un insieme di valutazioni in serie.

 

 

 

 

Metodologia della valutazione

Identificazione e stima delle emissioni

Il caso dell’inceneritore di rifiuti non si distingue di norma dagli altri casi di sorgenti puntuali di inquinamento atmosferico. La definizione delle emissioni si basa sulla tipologia dell’impianto, la potenzialità, il livello di utilizzo, il regime di attività e le efficienze dei sistemi di depurazione. In assenza di rilievi diretti si possono utilizzare dati di letteratura o studi fatti su impianti simili.

Per le problematiche poste dall’analisi di rischio, occorre altresì porre particolare attenzione alla ripartizione gas/particolato, alla distribuzione granulometrica del particolato emesso ed ai fenomeni di arricchimento sulle granulometrie fini, poiché esse sono il principale veicolo di alcuni microinquinanti.

Trasporto e diffusione nei comparti ambientali

L’approccio più diffuso nel campo delle analisi di rischio per valutare la distribuzione nell’ambiente delle sostanze emesse in atmosfera prevede l’utilizzo di modelli matematici per la descrizione dei principali fenomeni di trasporto e diffusione nell'ambiente.

Nei seguenti paragrafi vengono analizzati i singoli fenomeni.

Trasporto e diffusione in atmosfera

Per la stima delle concentrazioni in atmosfera possono essere utilizzati modelli gaussiani nella versione climatologia, in cui si tiene conto delle diverse combinazioni di categoria di stabilità dell’atmosfera, velocità e direzione del vento; per avere significato climatologico i dati devono essere ricavati sulla base di osservazioni pluriennali (almeno 5 anni di dati). I modelli di più larga applicazione nella pratica sono quelli sviluppati dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (US-EPA).

Deposito al suolo degli inquinanti

La stima dei flussi di deposizione al suolo riveste notevole importanza nell’analisi di rischio poiché dai depositi al suolo si dipartono quei percorsi indiretti di interazione che, attraverso l’accumulo, possono risultare più dannosi dell’inalazione diretta di aria contaminata.

Il deposito si sviluppa attraverso processi di rimozione degli inquinanti dal comparto atmosferico che avvengono per via secca o umida; la velocità di deposizione dipende dal tipo di inquinante, dalle condizioni meteorologiche della microscala locale e da alcune caratteristiche della superficie di deposizione, e nella stragrande maggioranza dei casi la carenza di dati per tarare i parametri e le oggettive difficoltà modellistiche obbligano ad approcci semplificati.

Modifica della qualità del suolo e dei corpi idrici

Nelle stime di rischio si suppone che il grado di esposizione dipenda dall’inquinante presente nei primi centimetri di suolo, piuttosto che dalle concentrazioni più in profondità; la profondità di accumulo dell'inquinante viene espressa in funzione del tipo di uso del suolo.

Per corpi idrici, a causa della scarsa rilevanza delle esposizioni dovute all’ingestione e al contatto dermico con l’acqua, la stima delle concentrazioni dei contaminanti emessi dalle attività di termodistruzione non è generalmente presa in considerazione.

Catene alimentari

Per molti composti tossici persistenti, quali ad es. diossine, pesticidi, metalli e metalloidi, la catena alimentare rappresenta per l’uomo un’importante fonte di rischio se non, in alcuni casi, la principale.

Nella valutazione dell’impatto di una certa sorgente di IATP tramite la catena alimentare che considera i passaggi dell’inquinante suolo-vegetali-animali-uomo, è necessario stimare i livelli di concentrazione degli inquinanti nei diversi alimenti consumati, oltre all’effettiva possibilità di provenienza dall’area contaminata oggetto dell’indagine dei prodotti alimentari.

L'esposizione e la dose

L’esposizione rappresenta la quantità di inquinante che viene assunta dall’organismo umano; ciò può avvenire attraverso percorsi diretti ed indiretti: i primi derivano dal contatto diretto con gli inquinanti presenti nelle emissioni, mentre i secondi si sviluppano a partire dal deposito al suolo e dal successivo trasferimento delle sostanze nelle catene alimentari.

Dal punto di vista quantitativo, la stima dell’esposizione viene effettuata combinando le concentrazioni dell’inquinante nel comparto di interesse (aria, suolo, acqua, catene alimentari) con le informazioni sul tempo di permanenza dei soggetti nei diversi luoghi di esposizione e sul grado di efficienza con cui l’inquinante raggiunge l’individuo.

Solo una parte dell’esposizione, variabile con la natura del contaminante, è in grado di procurare effetti dannosi; una quota, anche notevole, può infatti essere soggetta a fenomeni di eliminazione, metabolizzazione o neutralizzazione. La dose assunta è la quantità di inquinante correlabile agli effetti sviluppati, stimata in base al tipo di dati tossicologici disponibili.

Esistono relazioni matematiche che ricavano la quantità di inquinante assunto per inalazione, assorbimento cutaneo e ingestione di suolo in funzione di alcuni parametri.

La relazione dose-risposta

In una procedura di valutazione del rischio risulta fondamentale l’identificazione delle conseguenze avverse che l’esposizione ad una certa sostanza può provocare alla salute umana, a livello sia acuto che cronico.

I dati utilizzati per ricavare la funzione che descrive la curva dose-risposta derivano da studi epidemiologici (su un campione molto grande di popolazione) e da studi tossicologici (test di laboratorio condotti su gruppi di animali).

L’effetto delle sostanze non cancerogene è descritto da una curva dose-risposta in genere di tipo non lineare, caratterizzata dall’esistenza di una soglia minima di non risposta o di non effetto, al di sotto della quale non si verificano effetti avversi per la salute. La valutazione del rischio può essere condotta confrontando la dose assunta con la dose di riferimento considerata accettabile e, nel caso in cui un individuo sia esposto ad una miscela di sostanze tossiche, è necessario valutare le possibilità di interazione fra esse.

Per i composti cancerogeni si ipotizza, per cautela, l’assenza di una soglia minima di non effetto, nel senso che qualsiasi esposizione, per quanto piccola, contribuisce all’incremento della frequenza di comparsa di malattie tumorali che già esistono e che colpiscono la popolazione con una loro frequenza naturale.

Applicazione dell’analisi di rischio alle emissioni di IATP dell’impianto di termodistruzione di Trezzo sull’Adda

Lo studio è stato finalizzato a valutare il rischio per la salute umana derivante dall’esposizione alle emissioni di inquinanti atmosferici tossici e persistenti (IATP) dall’impianto di termodistruzione di rifiuti di Trezzo sull’Adda. La valutazione è stata condotta con riferimento agli IATP che costituiscono tipicamente l’oggetto delle stime di rischio per le attività di termodistruzione di rifiuti solidi urbani: cadmio e diossine tra i composti cancerogeni, piombo e mercurio tra quelli non cancerogeni.

L’area considerata nello studio è un quadrato di 10*10 km, approssimativamente centrato sull’impianto, disaggregato in un grigliato cartesiano ortogonale costituito da 1681 maglie quadrate di 250 m di lato.

Innanzitutto è stata fatta un'approfondita analisi territoriale che ha consentito di creare il database geografico e socio-economico necessario per le successive elaborazioni.

Per quanto riguarda la valutazione delle concentrazioni in atmosfera a livello del suolo, sono stati acquisiti i risultati delle elaborazioni condotte dal CESI e riportate nello “Studio sulle deposizioni annue al suolo degli inquinanti emessi dall’impianto di Termovalorizzazione RSU di Trezzo sull’Adda” (CESI, 2000); di seguito sono riportati in forma tabellare i risultati della simulazione con funzionamento dell’impianto a pieno carico:

Tabella 1  Concentrazioni massime e medie in atmosfera a livello del suolo attribuibili alle emissioni dell’impianto considerato

Inquinante

Concentrazione massima

(µg m-3)

Concentrazione media nell’area di studio

(µg m-3)

PCDD/F (I-TEQ)

1.10E-10

3.79E-11

Cadmio

5.50E-05

1.89E-05

Piombo

5.50E-04

1.89E-04

Mercurio

5.50E-05

1.89E-05


Figura 1 Piombo - Concentrazioni in atmosfera al livello del suolo (µg m-3)

Tabella 2  Depositi massimi e medi al suolo

Inquinante

Deposito massimo (mg/m2/anno)

Deposito medio nell’area di studio (mg/m2/anno)

PCDD/F (I-TEQ)

2.43E-06

3.17E-08

Cadmio

1.21E+00

1.59E-02

Piombo

1.21E+01

1.59E-01

Mercurio

2.20E-02

7.58E-03

 

Poiché la procedura adottata per la valutazione del rischio comporta, come passaggio intermedio, il calcolo della concentrazione degli inquinanti nel terreno, è stata effettuata una stima dell’apporto delle ricadute dell’impianto alla situazione di fondo. I dati rilevati con le simulazioni sono stati inoltre messi a confronto con i valori ottenuti nell’ambito di un esteso piano di monitoraggio, condotto dal Joint Research Centre (JRC) di Ispra, finalizzato alla caratterizzazione dell’area interessata dalle ricadute dell’impianto. La Tabella 3 mostra il confronto in termini di valori medi.

Tabella 3  Confronto tra le concentrazioni nel suolo rilevate nel corso della campagna di monitoraggio e il contributo totale atteso dall’impianto nel corso dei 20 anni di funzionamento

 

Piombo (mg kg-1)

Mercurio (mg kg-1)

 

Valori rilevati (JRC)

Contributo atteso dall’impianto

Valori rilevati (JRC)

Contributo atteso dall’impianto

Media

88

0,016

0,13

0,00035

Deviazione standard

67

0,021

0,09

0,00026

Valutazione dell’esposizione e del rischio

Stimate le concentrazioni nei diversi comparti ambientali con opportune formule, è stato possibile valutare la dose assunta dai soggetti esposti attraverso i diversi percorsi di interazione; le vie di esposizione considerate sono quelle identificate come significative dalle più recenti acquisizioni in materia e comprendono:

·                    inalazione diretta di aria contaminata;

·                    ingestione di suolo contaminato;

·                    contatto dermico con suolo contaminato;

·                    ingestione di prodotti vegetali e animali contaminati.

Il calcolo dell’esposizione attraverso la catena alimentare è stato sviluppato solo per le diossine ed il cadmio, stimandone l’accumulo nei prodotti vegetali ed animali attraverso i coefficienti di bioconcentrazione e di biotrasferimento. Per quanto riguarda il piombo, l’attuale carenza di valori numerici sufficientemente affidabili per tali parametri non rende possibile l’effettuazione di una stima analoga, mentre gli effetti del mercurio si manifestano solo attraverso l’inalazione.. L’esposizione dei soggetti attraverso l’ingestione di prodotti vegetali contaminati è valutata considerando sia i livelli di concentrazione degli inquinanti nei diversi alimenti, sia l’effettiva possibilità che i prodotti consumati provengano dalle diverse zone dell’area di studio.

La fase finale della stima del rischio per la salute consiste nel collegare le stime sull’esposizione con le informazioni sulle proprietà tossicologiche delle sostanze, distinte, quando le informazioni stesse lo consentono, per percorso di interazione.

Risultati

Rischio individuale

Il rischio individuale rappresenta l’incremento di probabilità, rispetto a quella di base già esistente, che nel soggetto, esposto per tutto il corso della vita media alle emissioni degli impianti, si sviluppi il fenomeno tumorale. Per gli inquinanti cancerogeni la Tabella 4 riassume il valore del rischio individuale stimato nell’area di studio per ogni percorso di esposizione: sia in termini di valor medio che di valore massimo il rischio individuale appare estremamente contenuto, considerando anche le ipotesi cautelative adottate nella procedura di stima, e si colloca su livelli inferiori a quelli di riferimento considerati accettabile nella normativa internazionale (10-5-10-6) (Clean Air Act Amendments, 1990).

Tabella 4  Rischio individuale per inquinanti cancerogeni stimato per l’area di studio

 

Inquinante

Valore medio per l’area

Valore massimo

Inalazione

Assorbimento cutaneo

Ingestione di suolo

Catena alimentare

Totale

PCDD/F (TEQ)

2.2E-10 (5.2 %)

5.4E-11
(1.3 %)

4.7E-10
(11.1 %)

3.5E-09
(82.3 %)

4.2E-09
(100 %)

3.7E-08

Cadmio

4.5E-09 (72.4 %)

5.0E-12
(0.1 %)

1.2E-10
(2.0 %)

1.6E-09
(25.5 %)

6.2E-09
(100 %)

8.5E-08

PCDD/F (TEQ) + Cd

4.7E-09 (45.2 %)

5.9E-11
(0.6 %)

5.9E-10
(5.7 %)

5.1E-09
(48.6 %)

1.0E-08
(100 %)

1.0E-07


Figura 2 Rischio individuale totale (diossine + cadmio). Ruolo dei diversi percorsi di impatto

Anche per quanto riguarda gli inquinanti non cancerogeni i valori di rischio stimati per l’area, valutati in base al confronto con i dati di dosi di riferimento (RfD) e riportati in Tabella 5, appaiono estremamente contenuti.

Tabella 5  Rischi stimati per inquinanti non cancerogeni

 

Inquinante

Valore medio per l’area

Valore massimo

Inalazione

Assorbimento cutaneo

Ingestione di suolo

Totale

Piombo

1,7E-05 (53%)

5,9E-07
(3%)

1,4E-05
(44%)

3,2E-05

8,7E-04

Mercurio

1,5E-06

-

-

1,5E-06

4,6E-06

Rischio globale

Il rischio globale per inquinanti cancerogeni (ottenuto dalla somma dei prodotti fra rischio individuale stimato in ogni maglia e popolazione ivi residente) è riportato in Tabella 6. Il rischio globale costituisce il numero di casi aggiuntivi di malattia attesi dall’esposizione della popolazione residente nell’area di indagine (circa 82.000 abitanti).

I risultati ottenuti indicano un numero di casi attesi di sviluppo della malattia pari a 0,0009, valore che, confrontato con quelli di fondo rilevati, risulta estremamente modesto; infatti, dall’analisi delle statistiche di mortalità per singola causa in Lombardia e nell’area di studio relative al periodo 1989-1994, si rileva che le malattie tumorali sono responsabili del 35% della mortalità e quindi, ammessa immutata l’incidenza della malattia, il numero di casi di morte per tumore attesi come valore di base per la popolazione dell’area di studio risulta pari a 270 per anno, corrispondenti a 18900 casi per un periodo di 70 anni.

Tabella 6  Rischio globale per inquinanti cancerogeni stimato nell’area di studio (casi di sviluppo della malattia attesi relativamente ad una popolazione esposta di 82.100 abitanti)

Inquinante

Rischio globale

Inalazione

Assorbimento cutaneo

Ingestione di suolo

Catena alimentare

Totale

PCDD/F (TEQ)

1.9E-05
(5.3 %)

5.0E-06
(1.4 %)

4.3E-05
(12 %)

2.9E-04
(81.2 %)

3.6E-04

Cadmio

3.9E-04
(72.2 %)

4.6E-07
(0.1 %)

1.1E-05
(2.1 %)

1.4E-04
(25.6 %)

5.4E-04

PCDD/F (TEQ) + Cd

4.1E-04

(45.5 %)

5.4E-06

(0.6 %)

5.4E-05

(6.1 %)

4.3E-04

(47.8 %)

9.0E-04


Figura 3 Rischio globale associato alle diossine. Ruolo dei diversi percorsi di impatto

Si sottolinea come l’intera procedura di analisi del rischio sia stata necessariamente caratterizzata da un approccio estremamente conservativo, giustificato dalla forte incertezza nella valutazione di molti dei parametri utilizzati e, soprattutto, dall’impatto emotivo del risultato finale sulla popolazione. Tra le assunzioni conservative che sono state fatte nel caso specifico del presente lavoro si ricordano in particolare:

·        concentrazioni all’emissione al camino: sono stati considerati i valori limite fissati dal DM 503/97; alla luce di acquisizioni su impianti dotati di tecnologia simile, si può tranquillamente affermare che il termodistruttore di Trezzo permetterà di ottenere livelli emissivi notevolmente più bassi. In particolare è lecito attendere una concentrazione di diossine non superiore al 50 % del valore limite, e concentrazioni di piombo, cadmio e mercurio inferiori di almeno 5 volte;

·        valutazione dell’esposizione della popolazione: è stata effettuata ipotizzando la presenza continua degli individui nell’area per tutta la durata dell’esposizione.

Accettabilità del rischio

L'accettabilità di un rischio generalmente non dipende solo dalle stime quantitative (e il più possibile oggettive) delle probabilità, ma anche da fattori politici e sociali di difficile quantificazione in termini numerici.

I principali metodi con cui può essere affrontata la fase di valutazione dell'accettabilità sono:

·        confronto del rischio con livelli di rischio di riferimento;

·        confronto con altri rischi associati alla vita quotidiana. La tabella seguente riporta a titolo di esempio un elenco di azioni che provocano un incremento del rischio di morte di 10-6;

·        confronto con le alternative tecnologiche;

·        confronto fra i livelli registrati e il “fondo”, stimato con opportune campagne di monitoraggio prima e dopo la realizzazione dell’impianto.

Tabella 7Confronto tra diversi tipi di rischi: azioni che provocano un incremento del rischio di morte di 10-6

Azione

Tipi di rischio

Fumare 1 – 4 sigarette

Cancro, disturbi cardiaci

Bere 0.5 litri di vino

Cirrosi epatica

Stare 1 ora in una miniera di carbone

Malattie polmonari

Stare 3 ore in una miniera di carbone

Incidente sul lavoro

Vivere 2 giorni a New York o Boston

Inquinamento dell’aria, disturbi cardiaci

viaggiare 6 minuti in canoa

Incidente

Viaggiare 6km in bicicletta

Incidente

Viaggiare 60km in auto

Incidente

Volare 16000km in aereo

Incidente

Volare 100000km in aereo

Cancro da radiazioni cosmiche

Vivere 2 mesi a Denver provenendo da New York

Cancro da radiazioni cosmiche

Vivere due mesi in una casa di pietra naturale o mattoni

Cancro da radioattività naturale

Effettuare un test a raggi X in un buon ospedale

Cancro da radiazioni

Vivere due mesi con un fumatore di sigarette

Cancro, malattie cardiache

Mangiare 40 cucchiai di burro mal conservato

Cancro al fegato dovuto ad aflatossina

Bere acqua molto clorata (Miami) per un anno

Cancro da clorocomposti

Vivere 5 anni all’aperto in prossimità di una centrale nucleare

Cancro da radiazioni

Bere 30 lattine di soda dietetica

Cancro da saccarina

Bere 1000 bottiglie di bibite in contenitori in plastica non idonei

Cancro da acriloni-trilemonomero

Vivere 20 anni vicino ad una fabbrica di PVC

Cancro da cloruro di vinile

Vivere 150 anni in un raggio di 30km da una centrale nucleare

Cancro da radiazioni

Mangiare 100 bistecche alla brace di carbone

Cancro da benzopirene

Nonostante la tendenza internazionale a proporre specifici livelli di rischio come "accettabili", non sono ancora stati stabiliti standard ufficiali; inoltre occorre tener presente che un singolo livello di rischio può non essere appropriato in tutti i contesti.

La metodologia di calcolo dei danni monetari

Un altro approccio possibile per la valutazione degli effetti ambientali di un impianto è quello di ricondurli tutti a valori economici, "monetizzando" tutti gli impatti provocati dall'impianto stesso. I danni economici così valutati vengono definiti "esternalità", perché non conteggiati negli usuali  bilanci delle attività produttive.

Una delle metodologie di calcolo maggiormente affermate per gli impianti di combustione è quella sviluppata nell’ambito del progetto ExternE (European Commission, 1999), frutto di una collaborazione tra la Commissione Europea e il Department of Energy degli Stati Uniti. L’approccio utilizzato è quello cosiddetto del percorso degli impatti (“Impact Pathway”): l’analisi procede in maniera sequenziale, dalla quantificazione dei fattori d’impatto (emissioni in atmosfera, scarichi idrici, produzione di rifiuti, ecc.) alla stima delle modificazioni ambientali, alla valutazione degli impatti fisici, per giungere infine alla loro quantificazione in termini monetari.

Nell'ambito del progetto ExternE è stato sviluppato il programma Ecosense, un software integrato per la valutazione delle esternalità ambientali legate alle emissioni atmosferiche, dotato di tutti gli strumenti necessari per la monetizzazione dei danni causati su diverse categorie di recettori. Tale programma è stato utilizzato per le valutazioni dei costi esterni legati al funzionamento dell'impianto di Trezzo sull'Adda in merito ai macroinquinanti; i recettori considerati sono la popolazione, alcune coltivazioni e alcuni materiali da costruzione. Per quanto riguarda la popolazione, gli impatti considerati sono la mortalità cronica e acuta e la morbilità; per le coltivazioni si considerano la diminuzione dei raccolti o l’ utilizzo aggiuntivo (o in alcuni casi ridotto) di prodotti fertilizzanti; l’impatto sui materiali è quantificato in termini di superficie danneggiata.

L'analisi è stata condotta su due diverse scale spaziali: la più vasta, la scala regionale, comprende tutto il territorio europeo, la scala locale simulata dal Software Ecosense è invece relativa ad un'area quadrata di 10.000 kmq centrata sull'impianto. Occorre rilevare che tale area è enormemente più ampia (100 volte) di quella coperta dall'analisi del rischio, e si estende indicativamente da Busto Arsizio a Ovest fino quasi a Brescia a Est, dall'altezza di Foppolo a Nord fino a Codogno a Sud; comprende dunque le provincie di Milano e Bergamo e parte delle provincie di Brescia, Varese e Lodi, per una popolazione esposta che supera i 5 milioni.

Risultati

Nella Tabella 8 si riportano i risultati ottenuti, suddivisi per scala geografica e per categoria di impatti e recettori; non vengono riportati i valori assoluti dei danni espressi in lire/anno, a causa dei numerosi elementi d'incertezza presenti in tutti gli anelli della catena degli impatti, in modo particolare per quanto riguarda le valutazioni monetarie associate ai singoli impatti. I risultati sono pertanto espressi in punti percentuali rispetto al danno totale su scala regionale. In tal modo è stato possibile confrontare i diversi impatti perché riportati tutti alla stessa unità di misura.

Tabella 8Riepilogo dei danni monetari calcolati su scala locale (su di un'area quadrata di 100 km di lato centrata sull'impianto) e regionale (su tutto il territorio europeo)

 

Scala locale

Scala regionale

Mortalità

17

76

Morbilità

4

23

 

 

 

Totale salute pubblica

21

99

Coltivazioni

0

0

Materiali

0

1

 

 

 

Danno complessivo dell’impianto di Trezzo

21

100

 

 

 

SO2

6

24

NOx

4

58

Polveri

11

17

CO

0

1

 

 

 

 

Da un’analisi della tabella emerge una spiccante preponderanza del danno sulla salute pubblica rispetto agli altri recettori (oltre il 99%), dovuta agli elevati valori monetari che vengono attribuiti sia alla mortalità (espressa in termini di anni di vita persa), sia agli altri impatti sulla salute (ricoveri, malattie cardiache e respiratorie, ecc.). Il danno complessivo sulla salute umana è relativo per circa tre quarti alla mortalità, per un quarto alla morbilità.

Per quanto riguarda gli inquinanti, a livello regionale i maggiori responsabili del danno sono gli ossidi di azoto; a livello locale, invece, rivestono un ruolo fondamentale le polveri, che durante il trasporto vengono rapidamente abbattute, e il biossido di zolfo, che progressivamente si trasforma in solfati con effetti di minor peso.

Sulla distribuzione spaziale si osserva come solo 20 unità di danno vengano prodotte a livello locale, mentre circa 80 unità di danno si ritrovano all'esterno; di queste, circa 50 sono addirittura al di fuori del territorio italiano, ma con concentrazioni molto basse su un territorio molto vasto.

Per avere un termine di paragone si sono calcolati, con la stessa metodologia o con tecniche analoghe, i costi esterni generati annualmente dalla centrale termoelettrica di Cassano d'Adda e quelli generati dai passaggi di veicoli sul tratto autostradale che attraversa il Comune di Trezzo (per una lunghezza di circa 2,5 km). Tali danni sono risultati pari a 1.058 unità percentuali per la Centrale termoelettrica e 262 unità percentuali per il tratto Autostradale (Tabella 9), ovvero valori di gran lunga superiori a quelli imputabili all’esercizio del Termovalorizzatore. Occorre peraltro sottolineare che l'effetto del tratto autostradale considerato è sicuramente più localizzato dell'area di 10.000 kmq su cui l'impianto produce un danno pari a 21 unità.

Tabella 9Danno generato dalla centrale di Cassano e dal tratto autostradale di 2,5Km.

 

Scala locale

Scala regionale

 

 

 

Centrale termoelettrica

188

1.058

Autostrada (2,5 km)

262

 

 

Occorre anche considerare che il termovalorizzatore consente di produrre 135.000 MWh/anno e, sebbene una centrale termoelettrica di tipo tradizionale produca la medesima quantità con un danno inferiore (13 unità a livello locale e 76 a livello regionale per l'impianto di Cassano), provvede anche al trattamento dei rifiuti, che è la sua funzione principale. La differenza tra queste due quantità (“danno residuo”) è pari a circa un quarto del danno globale dell'impianto di Trezzo a livello regionale (24 invece di 100) e un terzo a livello locale (ovvero 8 invece di 21) e può essere vista come il danno attribuibile alla sola attività di trattamento dei rifiuti.

Tabella 10Confronto tra il danno prodotto dal termoutilizzatore e quello generato dalla produzione di 135 GWh/anno da una centrale termoelettrica tradizionale

 

Scala locale

Scala regionale

 

 

 

Danno complessivo dell’impianto di Trezzo

21

100

Danno per la produzione di energia elettrica da una centrale termoelettrica tradizionale

13

76

Danno “residuo” (dovuto al trattamento dei rifiuti)

8

24