ATTIVITA’ di RICERCA
Laboratorio di Ecologia del Plancton lagunare e marino
(Ferrari I., Benassi G., Sei S.)
Ricerche sugli ecosistemi di transizione (lagune–mare) con particolare attenzione
all’analisi dei popolamenti planctonici
Ricerche sui popolamenti planctonici, principalmente rivolte all’analisi della componente
zooplanctonica, sono condotte da decenni nelle lagune costiere dell’alto Adriatico, in particolare
nelle sacche del Delta del Po (Canarin, Scardovari e Goro) e nelle Valli di Comacchio. I temi più
intensamente e continuativamente affrontati riguardano lo studio della biodiversità e delle funzioni
ecologiche delle taxocenosi planctoniche e della loro variabilità in relazione sia alle dinamiche naturali
(scambi di biomasse con il mare prospiciente, successione stagionale) sia ai più rilevanti fattori di
impatto antropico. A questo fine sono state analizzate serie di dati ecologici raccolti nel corso di
campagne di campionamento pluriennali.
Un settore di ricerche sviluppato con particolare cura riguarda l’analisi delle esperienze di messa a
punto e validazione di descrittori e indicatori di qualità ambientale, di integrità e vulnerabilità degli
ecosistemi di transizione.
I risultati di questi filoni di ricerca sugli ambienti di transizione sono frutto di un’attiva collaborazione
con altri gruppi del Dipartimento, in particolare con le unità operative coordinate dal Prof. Antonietti,
dal Prof. Viaroli e dalla Dott.ssa Gorbi.
Pubblicazioni
INNAMORATI M., FERRARI I., MARINO D, RIBERA D’ALCALA’ (Eds), 1990. Metodi nell’ecologia del plancton marino.
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Ricerche sugli Ostracodi planctonici in Antartide e nello Stretto di Magellano
Il Dipartimento di Scienze Ambientali partecipa dal 1989 al Programma Nazionale di Ricerche in
Antartide (P.N.R.A) collaborando allo studio dell’Ecologia e Biogeochimica del Mare di Ross e
dell’Oceano Meridionale.
L’Unità Operativa di Parma, composta da I. Ferrari e G. Benassi, in collaborazione con K.G. Mckenzie
dell’Università di Melbourne (Australia), si occupa dello studio degli Ostracodi planctonici, piccoli
organismi con un ruolo trofico importante nell’ecosistema oceanico.
Sono state condotte le seguenti campagne oceanografiche:
1987/88: Baia di Terra Nova
1989/90: Oceano Pacifico e Mare di Ross
1991 : Stretto di Magellano
1994/95: Zona marginale mare-ghiaccio nell’area del Mare di Ross
1996 : Stretto di Magellano (spedizione Italo-Cilena) “Processi di rigenerazione e scambi
energetici in un’area altamente produttiva dello Stretto di Magellano: Paso Ancho”
Pubblicazioni
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BENASSI G., FERRARI I., GENTILE G., MENOZZI P., McKENZIE K.G., 1994. Ostracoda in zooplankton samples from the
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BENASSI G., FERRARI I., MENOZZI P., ROSSI V., McKENZIE K.G., 1994. Distribuzione degli ostracodi planctonici in aree
antartiche e subantartiche dell’Oceano Pacifico. Atti X Congresso A.I.O.L.:681-690.
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(1987-1995). Springer Verlag, Berlin :351-367
Tesi di laurea ultimate negli ultimi anni:
Maria Chiara Naldi (A.A. 1989-90): Studio della distribuzione degli Ostracodi planctonici nella Baia di Terranova (Mare di
Ross, Antartide).
Giovanni Gentile (A.A. 1993-94): Distribuzione degli Ostracodi planctonici nell’Oceano Pacifico Meridionalee nello Stretto di
Magellano.
Maria Chiara Magnani (A.A. 1997-98): Distribuzione degli Ostracodi planctonici nello Stretto di Magellano. Crociera
oceanografica Italo-Cilena, marzo 1995.
Indagini ecologiche sugli Ostracodi planctonici nel sistema Eolie e bacini
limitrofi e in Adriatico
Negli ultimi anni è stata affrontata l’analisi della composizione e della struttura della comunità
zooplanctonica, con particolare riguardo alla taxocenosi ad Ostracodi nel Tirreno Meridionale (sistema
Eolie e bacini limitrofi) con le campagne di ricerca EOCUMM94, EOCUMM95 e POP95. Nel 2000
sono state avviate ricerche sullo zooplancton, in particolare sulla componente a Ostracodi, nell’Adriatico meridionale nel quadro dei Progetti CoNISMa INTERREG Italia/Grecia, INTERREG
I Italia/Albania e nel 2001 INTERREG II Italia/Albania.
Pubblicazioni
FERRARI I., BENASSI G., SEI S., ANGEL M.V., McKENZIE K.G., 1995. Mediterranean planktonic Osracoda in Italian waters,
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FERRARI I., McKENZIE K.G., BENASSI G., SEI S., MAGNANI M.C., 1996. New data on Planktonic Ostracoda from Southern
Italian Waters (Thyrrhenian Sea and Ionian Sea). in: Faranda F.M. & Povero R. (Eds.)Caratterizzazione ambientale marina
del sistema Eolie e dei bacini limitrofi di Cefalù e Gioia (EOCUMM95), Data Rep. 255-296.
BENASSI G., FERRARI I., ROSSI V., SEI S., ANGEL M.V., McKENZIE K.G., 1998. Distribution and taxonomy of planktonic
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Ostracoda!” 3éme Congrés Européen des Ostracodologistes. Paris-Bierville, France, 8-12 juillet 1996. Bull. Centre Rech.
Elf Explor. Prod., Mém., 20 :3-25.
Laboratorio di Limnoecologia
(Rossetti G.)
Ricerche Idrobiologiche in ambienti limnici dell’Appennino Settentrionale
e in altri distretti lacustri
A partire dagli anni ’50, diverse generazioni di ricercatori dell’Università di Parma hanno svolto
indagini limnologiche in laghi dell’Appennino Settentrionale. Nell’ultimo decennio sono stati intrapresi
nuovi studi di carattere idrobiologico su ambienti limnici d’alta quota nel corso dei quali sono stati
raccolti ed analizzati dati geolitologici e dati relativi a parametri idrochimici indicatori di rischio di
acidificazione; nello stesso tempo sono state effettuate determinazioni di parametri di stato trofico
e prelevati campioni di zooplancton.
I laghi di vallate in cui prevalgono le arenarie ed è trascurabile il contributo delle rocce
carbonatiche possono essere considerati a rischio di acidificazione: le loro acque hanno bassa
conducibilità e debole potere tampone e sono caratterizzate
da valori decisamente bassi sia della concentrazione ionica che del pH, soprattutto durante il disgelo
primaverile e nei periodi di più intense precipitazioni piovose. Dalle analisi non sono emersi comunque
processi di acidificazione in atto; è stata evidenziata invece la condizione di eutrofizzazione spinta
che connota alcuni bacini artificiali e laghi appenninici soggetti a forte impatto turistico.
Le principali linee di indagine sullo zooplancton sono mirate alla raccolta di dati sulla distribuzione
di specie in laghi e pozze di numerose vallate appenniniche, all’analisi delle strategie riproduttive di
microcrostacei in relazione alla tipologia e alle caratteristiche idrochimiche dei biotopi e inoltre allo
studio della struttura clonale di popolazioni del cladocero Daphnia longispina e del copepode calanoide
Mixodiaptomus kupelwieseri.
Il Lago Scuro Parmense, un piccolo lago di origine glaciale dell’Alta Val Parma caratterizzato
da condizioni di spiccata naturalità, è stato scelto per uno studio limnologico di lungo termine. Nel
1986 è stato infatti avviato un programma di ricerche che è proseguito ininterrottamente dal 1989
al 1994 e quindi nel 1998. Questo programma prevede il rilevamento di parametri idrochimici e il
campionamento dello zooplancton con frequenza da una a due settimane per tutto il periodo delle
acque aperte (generalmente da maggio a novembre). I temi affrontati sono la definizione della
“baseline variability” dei principali parametri idrochimici, l’analisi dei fattori abiotici e biologici che
influenzano la successione stagionale dei popolamenti planctonici, lo studio della distribuzione
verticale e delle migrazioni giorno-notte dello zooplancton, l’effetto del parassitismo fungino sul
potenziale riproduttivo del copepode calanoide Eudiaptomus intermedius e lo studio delle Come
detto, le ricerche condotte in Appennino Settentrionale hanno avuto come oggetto di studio
soprattutto biotopi umidi permanenti e di maggiori dimensioni, mentre fino a tempi recenti solo un limitato interesse è stato rivolto ad ambienti di acque temporanee ed effimere. Le pozze astatiche
sono piccoli avvallamenti del terreno che si riempiono d’acqua in seguito allo scioglimento nivale o
nei periodi di più intense precipitazioni. In questi ambienti la composizione e la struttura delle
biocenosi sono fortemente condizionate dalle repentine variazioni delle caratteristiche fisiche e
chimiche delle acque dovute al ridotto volume degli ambienti e dall’alternanza, più o meno prevedibile,
delle fasi di asciutta e di presenza di acqua. Fra gli ambienti temporanei, quelli presenti a quote più
elevate risultano di estremo interesse da un punto di vista ecologico. La severità dei fattori ambientali
e la composizione relativamente semplice dei popolamenti vegetali e animali rappresentano infatti
condizioni particolarmente favorevoli per l’analisi dei processi coinvolti nel controllo e nell’evoluzione
delle comunità biotiche. Nel 1999 è stata avviata una campagna di campionamenti in diverse
vallate dell’Appennino Settentrionale per lo studio della distribuzione delle specie di calanoidi in
relazione alle caratteristiche geolitologiche ed idrochimiche dei bacini.
Dalla primavera del 2000 un nuovo ciclo di ricerche ha riguardato l’analisi delle comunità
planctoniche di laghi e pozze della Val Cedra, all’interno del Parco Regionale dei Cento Laghi.
Questa area si caratterizza per una spiccata naturalità e per la ricchezza dei corpi d’acqua presenti,
molti dei quali posti al di sopra della linea degli alberi. Nel complesso sono stati presi in considerazione
una ventina di ambienti situati lungo un gradiente altitudinale compreso tra 1400 e 1800 m s.l.m.
I primi risultati dimostrano che questi biotopi sono particolarmente interessanti da un punto di
vista faunistico e biogeografico. Di particolare interesse è la presenza di due specie di anostraci
( Chirocephalus ruffoi e Tanymastix stagnalis), forme poco comuni in ambienti del versante nord
dell’Appennino Settentrionale. La segnalazione di C. ruffoi in Val Cedra rappresenta il terzo
ritrovamento dopo le popolazioni del Pollino in Calabria e del Rondinaio nell’Appennino Modenese.
Negli ultimi anni ricerche limnologiche sono state svolte anche sui laghi d’alta quota del Parco
Adamello-Brenta e del bacino dell’Avisio, sul Lago di Vico e sul Lago di Arreo (Spagna), promosse
rispettivamente dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, dal Dipartimento di Scienze Ambientali
dell’Università della Tuscia e dal Departamento de Ecologia dell’Universidad Autónoma de Madrid.
Infine, nell’ambito del Progetto Strategico “Clima, Ambiente e Territorio nel Mezzogiorno”, sono
state studiate le caratteristiche idrochimiche e i popolamenti planctonici di ambienti lentici della
Calabria.
Queste ricerche sono in collaborazione con: Pierluigi Viaroli e Marco Bartoli.
Indagini Ecologiche in ambienti acquatici di pianura
Gli ambienti acquatici marginali costituiscono elementi consueti del paesaggio fluviale padano.
Si tratta di zone umide temporanee o di corpi d’acqua permanenti largamente influenzati dal regime
idrologico, in particolare dagli effetti dell’esondazione. L’elevata diversità biologica che generalmente
vi si ritrova è una risorsa a rischio di compromissione per l’eccessiva regimazione dell’alveo fluviale
e per l’estendersi ed intensificarsi di azioni di pesante disturbo antropico. Lo studio di questi corpi
d’acqua ha ricevuto notevole attenzione nel quadro delle ricerche di ecologia funzionale ispirate
all’approccio “fiume-ambiente perifluviale”; in particolare si è indagato sul loro ruolo nella regolazione
degli scambi tra il bacino scolante e il corso d’acqua principale visto come recettore terminale.
Nel 1991 è stato avviato un ciclo di ricerche focalizzate anzitutto sull’analisi delle caratteristiche
idrochimiche e idrobiologiche di queste tipologie di ecosistemi acquatici, per concentrarsi poi
sull’individuazione di indicatori ecologici da utilizzare nella redazione dei piani delle attività estrattive
e nella progettazione e gestione dei laghi di cava. Attualmente si stanno analizzando scenari gestionali
basati sull’adozione di criteri multipli e di alternative che considerano anche il valore delle funzioni
dell’ecosistema e del capitale naturale.
La sperimentazione è stata realizzata prevalentemente nel Lago di Isola Giarola, un bacino
originatosi da una cava di sabbia e situato sulla riva destra del Fiume Po nel territorio del comune
di Villanova sull’Arda (provincia di Piacenza). Le attività di campionamento, avviate nel settembre
1991, sono state condotte con cadenza circa mensile fino al dicembre 1995. Una nuova campagna
di monitoraggio è iniziata nel 1997 ed è tuttora in corso. é stata acquisita una notevole mole di
informazioni che hanno evidenziato l’elevato stato trofico delle acque del lago, un modesto deficit
ipolimnico dell’ossigeno nel periodo estivo (che non sembra comunque compromettere la qualità
complessiva delle acque del lago) e una notevole ricchezza e abbondanza di specie zooplanctoniche.
Contestualmente alle ricerche sul lago di cava, sono stati studiati anche ambienti acquatici
situati nella golena compresa tra la foce dell’Arda-Ongina e l’Ongina Morta, al confine tra le province
di Parma e Piacenza, ai fini di una valutazione comparata della qualità ambientale dei corpi d’acqua
della fascia perifluviale.
Dalla primavera del 2000 sono stati avviati nuovi programmi di indagini idrobiologiche su
ambienti acquatici marginali della golena del Po a Casalmaggiore (Cremona) e sui fontanili della
Pianura Padana. Nel 2001 le ricerche sono state estese anche a corpi d’acqua del Parco dell’Orba e
del Po (Alessandria).
Queste ricerche sono in collaborazione con Pierluigi Viaroli, Marco Bartoli e Antonio Bodini.
Ricerche su Ostracodi non marini
E’ attualmente in fase di preparazione un database che raccoglie informazioni di carattere
tassonomico, morfologico e biogeografico sugli ostracodi presenti nelle acque interne italiane.
In collaborazione con altri ricercatori del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di
Parma e del Departamento de Ecologia dell’Universidad Autónoma de Madrid è stata studiata
l’ontogenesi e la variabilità genetica di popolazioni europee di Eucypris virens, specie tipica di pozze
temporanee. Nella primavera del 2001 sono state avviate indagini sulla distribuzione
dell’ostracodofauna in fontanili delle province di Parma e Piacenza.
Un’altra importante linea di ricerca riguarda lo della tassonomia e della sistematica dei
Darwinulidae. Si tratta della sola famiglia ancora esistente della superfamiglia Darwinuloidea. Questo
gruppo rappresenta circa il 5% della diversità specifica totale dell’ostracodofauna non marina ed è
considerato, insieme ai rotiferi bdelloidei, l’unico gruppo di Metazoi strettamente asessuale. Mentre
i rotiferi bdelloidei hanno ricevuto una notevole attenzione, i Darwinulidae sono rimasti virtualmente
sconosciuti, nonostante questa linea sopravviva da 100 milioni di anni, o forse perfino da 200,
senza riproduzione sessuale. Questa peculiarità biologica e la disponibilità di abbondanti record
fossili fanno dei Darwinulidae un gruppo di straordinario interesse per lo studio dei tempi e delle
modalità dei processi evolutivi.
La revisione tassonomica dei Darwinulidae pleistocenici e recenti, effettuata in collaborazione
con Koen Martens (Brussel), ha comportato l’analisi di tipi depositati in collezioni di musei e centri
di ricerca e di nuovi campioni raccolti in numerose località di diversi continenti. L’identificazione a
livello specifico è stata fino a questo momento estremamente difficile o addirittura impossibile,
soprattutto a causa della marcata uniformità morfologica e delle ridotte dimensioni dei rappresentanti
di questo gruppo; le descrizioni tassonomiche reperibili in letteratura sono generalmente basate
sulla morfologia delle valve e solo occasionalmente le parti molli sono state raffigurate con sufficiente
precisione. Si è dunque proceduto alla completa ridescrizione di tutto il materiale acquisito; in
alcuni casi dettagli con valore tassonomico di valve e appendici sono stati analizzati facendo ricorso
alla microscopia elettronica. Numerosi tipi sono risultati perduti o danneggiati (per esempio, quando
le valve sono conservate in glicerina alcuni dettagli della morfologia interna possono scomparire) e
per alcune specie rimangono tuttora sconosciuti diversi caratteri.
La revisione della famiglia ha permesso di sinonimizzare diverse specie e sottospecie
(quest’ultima categoria non è applicabile a linee esclusivamente clonali), di istituire tre nuovi generi
( Alicenula, Vestalenula e Penthesilenula), di confermare la validità dei due generi preesistenti
( Darwinula e Microdarwinula, entrambi monospecifici dopo lo spostamento di specie ad altri generi),
di descrivere nuove specie ( A. inversa, V. molopoensis, V. danielopoli, V. flexuosa, V. marmonieri,
P. aotearoa, P. kohanga) e due possibili nuove specie lasciate in nomenclatura aperta (V. spec. C e
V. spec. D). Negli ultimi mesi è stata portata a termine la revisione del gruppo in Oceania. In
particolare, è stata riportata la prima segnalazione di rappresentanti recenti della famiglia
Darwinulidae per l’Australia ed è stata descritta una nuova specie ( V. matildae). In definitiva, la
diversità specifica e sovraspecifica in questa linea asessuale appaiono essere più alte di quanto
precedentemente ipotizzato. Inoltre in queste linee clonali è stata osservata una sorprendente
stabilità interspecifica a livello morfologico, anche quando si confrontano esemplari raccolti in aree
geografiche molto distanti tra loro. Ciò permette di definire “buone specie” da un punto di vista
tassonomico, ma anche da un punto di vista evolutivo: le evidenze disponibili sostengono l’ipotesi
dell’origine monofiletica di questo gruppo, anche se non è ancora possibile escludere completamente
un’origine polifiletica.
La revisione tassonomica basata su esemplari recenti è stata utilizzata anche per facilitare
l’interpretazione della fauna fossile e ricostruire le relazioni sistematiche e filogenetiche all’interno
della famiglia. Il primo risultato è l’assegnazione di esemplari del Cretaceo inferiore (Purbeckian) al
genere Alicenula; nei fossili analizzati non è stata riscontrata alcuna indicazione di dimorfismo
sessuale nella morfologia delle valve.
Un’ulteriore linea di indagine sui Darwinulidae, svolta in collaborazione con Isa Schön (Brussel),
ha riguardato il confronto dell’analisi basata su dati morfologici con quella basata su dati molecolari.
In particolare ci si è proposti di definire con un sufficiente grado di accuratezza la scala temporale
entro cui hanno avuto luogo gli eventi di speciazione in questo gruppo di “ancient asexuals”,
caratterizzati da una velocità di evoluzione eccezionalmente bassa.
La revisione tassonomica ha permesso di affrontare anche altre problematiche - in buona
parte ancora controverse - della storia evolutiva e della biologia dei Darwinulidae, come le modalità
di colonizzazione e aspetti (paleo)biogeografici. Ad esempio, benchè non siano emerse indicazioni
di tipo fisiologico o ecologico che possano giustificare differenze nei meccanismi di dispersione tra
i diversi generi, questo studio ha evidenziato un elevato tasso di endemismo e una diversità specifica
relativamente alta nel genere Vestalenula, mentre specie appartenenti ad altri generi (come Darwinula
stevensoni, Microdarwinula zimmeri, Penthesilenula brasiliensis) hanno una distribuzione
intercontinentale.
Pubblicazioni
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Tesi di laurea completate negli ultimi anni
Ardiani Emanuela (Scienze Biologiche, A.A.1999-2000): Variazioni stagionali delle caratteristiche idrochimiche di un lago della golena del Po inrelazione
alla gestione della fauna ittica.
Badalotti Morena (Scienze Ambientali, A.A. 1999-2000): Monitoraggio della funzionalità di impianti di depurazione di piccole comunità e progettazione di
ecosistemi filtro per il finissaggio dei reflui.
De Paolis Marco (Scienze Biologiche, A.A. 2000-01): Variazioni della biomassa zooplanctonica nel Lago Scuro Parmense (maggio-novembre 1993).
Dordoni Laurent (Scienze Ambientali, A.A. 1998-99): Valutazione della qualità ambientale del torrente Lonza (RE) in relazione al flusso turistico. Proposte
di mitigazione degli impatti.
Fratta Elena (Scienze Biologiche, A.A. 1999-2000): Biologia ed ecologia di Eudiaptomus intermedius (Copepoda, Calanoida) in ambienti limnici dell’Appennino
Settentrionale.
Gallani Paola (Scienze Ambientali, A.A. 2000-01): Valore ambientale ed economico delle aree di cava ripristinate: scenari di gestione.
Generali Riccardo (Scienze Biologiche, A.A. 2000-01): Lo zooplancton di laghi e pozze d’alta quota della Val Cedra (Appennino Settentrionale)
Gerevini Davide (Scienze Ambientali, A.A. 2000-01): Progettazione e sfruttamento eco-compatibile delle aree golenali: funzioni ecologiche e valore
dell’ambiente.
Giglio Gaspare Antonio (Scienze Ambientali, A.A. 1998-99): Individuazione della scala minima e di criteri per la valutazione della sensibilità e della
vulnerabilità di ambienti acquatici marginali.
Lagalla Cristina (Scienze Biologiche, A.A. 1996-97): Ricerche idrobiologiche in un lago di montagna: successione stagionale della comunità planctonica
Leonardelli Paolo (Scienze Naturali, A.A. 2000-01): Ricerche preliminari sullo zooplancton dei laghi del Parco Adamello-Brenta
Longi Michele (Scienze Biologiche, A.A. 2000-01): Evoluzione recente delle caratteristiche chimiche e dello stato trofico delle acque in un lago di cava della
golena del Po.
Mencarelli Giacomo (Scienze Ambientali, A.A. 1998-99): Valutazione della qualità dei laghi appenninici del gruppo montuoso Giovo-Rondinaio (Appennino
modenese) finalizzata alla gestione del territorio.
Montanari Floriana (Scienze Ambientali, A:A. 1999-2000): Studio limnologico del Lago Calamone (Appennino reggiano)
Sandei Marianna (Scienze Ambientali, A.A. 1998-99): Problemi di conservazione, gestione e destino d’uso di corpi d’acqua minori dell’Appennino piacentino.
Tavernini Silvia (Scienze Biologiche, A.A. 1999-2000): Analisi di comunità zooplanctoniche di corpi d’acqua dell’Appennino settentrionale.
Tirelli Lia (Scienze Ambientali, A.A. 1998-99): Individuazione e analisi dei fattori critici nelle fasi di reintroduzione dello storione nei laghi di cava nella
golena del Po
Tireni Francesca (Scienze Biologiche, A.A. 1998-99):Distribuzione e strategie riproduttive di Mixodiaptomus kupelwieseri (Copepoda: Calanoida)
nell’Appennino Settentrionale.
Viglioli Simona (Scienze Biologiche, A.A. 1999-2000): Contributo allo studio limnologico di lungo termine del Lago Scuro Parmense.
Landi Sara (Scienze Naturali, A.A. 2001-2002): Ricerche limnologiche al Lago Santo Parmense: tendenze evolutive negli ultimi cinquant'anni.
Pieri Valentina (Scienze Biologiche, A.A. 2001-2002): Distribuzione ed ecologia di ostracodi d'acqua dolce raccolti in fontanili della pianura padana.
Rozzi Linda (Scienze Naturali, A.A. 2001-2002): Analisi della composizione di comunità zooplanctoniche in pozze e laghi d'alta quota dell'Appennino
Settentrionale in relazione a caratteristiche morfometriche e idrochimiche degli ambienti limnici.
Formazione Ambientale
Il personale del Laboratorio è impegnato in attività di formazione ed educazione ambientale rivolte
a studenti della scuola dell’obbligo e della scuola superiore su temi di ecologia acquatica. é anche
coinvolto nell’organizzazione e nello svolgimento di corsi di specializzazione per insegnanti e nel
Master per esperto di educazione ambientale promosso dal Dipartimento di Scienze della Formazione
dell’Università di Bologna. Intense sono le interazioni con il Cidiep (Centro di documentazione,
informazione, educazione ambientale e ricerca sull’area padana) e la sezione C.I.R.E.A..