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Questo argomento è di grande attualità ed ha contenuti
- economici
- sociali
- politici
- di sanità pubblica
- scientifici
Noi naturalmente ci concentreremo su questi ultimi ed in particolare
sui contenuti ecologici.
Si dà per scontato che sappiate dai corsi di genetica molecolare
applicata come si producono animali e piante transgeniche.
In campo ecologico però il problema per ora è particolarmente rilevante
solo per le piante, per le quali la tecnologia è ormai assodata, diffusa
in molti laboratori e relativamente semplice.
La varietà delle caratteristiche introdotte o
introducibili tramite trasformazione in piante è naturalmente
amplissima, le più frequenti sono:
- resistenza ad un erbicida
- resistenza agli insetti tramite inserimento della tossina del
Bacillus thuringensis (Bt)
- fattori che favoriscono una migliore conservazione dei prodotti
- sterilità sessuale
- resistenza a patogeni
- lignina modificata che facilita la fabbricazione
della carta
- aumento della produzione di micro-nutrienti (es: vitamine)
Le prime due trasformazioni sono sostanzialmente le più diffuse; le
uniche, per ora, che possono creare problemi sostanziali.
Le specie alle quali queste trasformazioni sono applicate
correntemente non sono poi tantissime, però la tecnica è stata
messa a punto per molte delle specie coltivate ed alcune sono ormai
disponibili commercialmente come soia, mais, patate, tabacco, cotone.
Nelle specie forestali la tecnica è applicata a pioppi ed eucalipti.
I vantaggi teorici delle bio-manipolazioni sono
enormi sia dal punto di vista economico che scientifico. Esistono però
dubbi sull'etica della tecnologia.
A me interessa soprattutto evidenziare come le tecniche di ingegneria
genetica siano uno dei pochi metodi realmente validi per studiare
il funzionamento del geni e le loro interazioni con l'ambiente.
Il problema generale è quello
che l'introduzione di organismi transgenici nell'ambiente
potrebbe potenzialmente causare dei danni agli
ecosistemi o alle popolazioni naturali.
Fino ad ora però danni degni di nota non sono stati rilevati
sebbene la tecnologia sia ``in campo'' già da parecchi
anni. Certamente però rimane una tecnologia in forte espansione
e quindi potremo vedere gli eventuali danni solo fra qualche anno,
quando potrebbe essere troppo tardi. In realtà questa potrebbe
essere una buona occasione per prevenire questi danni, ma
soprattutto un'ottima opportunità per
studiare gli effetti di questi geni sull'ambiente e per sviluppare e
testare nuove e vecchie teorie ecologiche e evoluzionistiche.
è quindi di valutare i rischi,
cioè quantificare:
- 1.
- la probabilità che questi danni avvengano
- 2.
- l'entità, la rilevanza ecologica degli
evantuali danni
- 3.
- l'efficacia di misure atte a prevenire o limitare i danni
- 4.
- il bilancio dei danni con i benefici
- 5.
- i rischi associati a tecnologie alternative
Su questo tema c'è disaccordo anche sull'ordine di grandezza dei
rischi: alcuni ritengono che siano praticamente irrilevanti, altri
estremamente gravi e pericolosi.
Alcuni sostengono che le moderne biotecnologie non differiscono
sostanzialmente dalle tradizionali pratiche di miglioramento genetico.
- Di solito vengono inseriti piccoli pezzi di DNA (non più di
qualche gene) di cui si conoscono molto bene sequenza ed effetti sul
fenotipo. Il confronto con metodi più tradizionali come
miglioramento genetico, ibridazione interspecifica, mutagenesi e
colture in vitro, dove la caratterizzazione genetica e
fenotipica è spesso superficiale, vedrebbe, secondo questo punto
di vista, certamente favoriti i nuovi metodi di ingegnerica genetica.
- L'``invasività'' sarebbe un tratto geneticamente ed
ecologicamente molto complesso, frutto dell'interazione di molti geni
con l'ambiente e difficilmente sarebbe alterato dall'introduzione di
uno o pochi geni.
- Inoltre è possibile (noto in alcuni casi) che le piante transgeniche
paghino un ``dazio'' in fitness negli ambienti naturali.
Altri invece affermano che le tecniche di ingeneria genetica
sono talmente diverse dalle pratiche normali che pongono rischi
nuovi e significativamente maggiori
- Con queste tecniche le normali barriere filogenetiche sarebbero
superate producendo sostanzialmente organismi nuovi sotto molti punti
di vista. In effetti è possibile, almeno in linea teorica, produrre
delle piante resistenti a certi tipi di stress alle quali potrebbero
aprirsi nicchie ed ambienti prima inesplorati.
- Inoltre viene criticata la ``precisione'' genetica in quanto spesso
non si conosce il punto esatto in cui il trans-gene viene inserito e
questo fatto potrebbe condurre a effetti inattesi.
- Il livello di espressione del trans-gene non sarebbe costante e
talvolta porta a fenomeni di ``gene-silencing''.
Certamente dal punto di vista di un ecologo è rimarchevole la
differenza nel dibattito e preccupazione sviluppatisi attorno al
problema dei GMO, rispetto alla quasi totale assenza di discussione e
di regole per l'introduzione di specie esotiche, che hanno già
prodotto effetti nocivi notevoli sui nostri ecosistemi.
Vediamo caso per caso quali sono i danni ecolologici prevedibili:
- la diffusione delle colture transgeniche minaccia la diversità
genetica delle colture;
- potenziale tramissione di geni da piante transgeniche
(erbicida-resistenti o resistenti agli insetti) alle popolazioni
naturali e quindi la creazione di piante super-infestanti
- aumento dell'uso di erbicidi grazie alla resistenza
delle colture
- la ricrescita vegetativa o da semi di piante erbicida-resistenti da colture piantate precedentemente
- riduzione della agro-biodiversità a causa di una riduzione
della diversificazione colturale
- trasferimento orizzontale di geni (da una specie ad
un'altra) mediata da vettori
- creazioni di nuovi patogeni ricombinanti (batteri o virus)
immuni ai geni per la resistenza introdotti nelle piante
- possibile rapido sviluppo di resistenza alla tossina
Bt da parte degli insetti nocivi
- l'uso massiccio della tossina Bt potrebbe
avere effetti anche sugli insetti utili
- 1.
- Secondo voi tutti questi danni sono egualmente
probabili?
- 2.
- Quali sono secondo voi i pericoli principali?
- 3.
- Sareste in grado di sviluppare misure per limitare i danni?
- 4.
- Sareste in grado di costruire esperimenti e modelli per
prevedere questi danni?
- 5.
- Di quali e quanti fattori occorrerebbe tenere conto in questi
esperimenti?
- 6.
- Ammettendo che un organismo transgenico sia innocuo è
realistico pensare di riuscire a provare che lo è?
Spero che sia chiaro dalla discussione che gli effetti prevedibili
sugli ecosistemi differiscono rispetto al tratto inserito e
un organismo non è pericoloso semplicemente per il fatto di
essere trangenico!
Spero anche che risulti chiaro come il problema sia
inerentemente complesso e che necessita di lunghe e costose ricerche
per essere risolto.
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Stefano Leonardi
2000-08-28