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Importanza dei ``geni'' in Ecologia


Chiedersi quale sia l'importanza dei geni (intesi come tratti di DNA) in Ecologia è un po' come chiedersi quale sia l'importanza del progetto del motore in una macchina.

Il DNA qui è inteso come un ``progetto'' che determina la struttura e il funzionamento degli organismi viventi che sono i ``motori'' fondamentali con cui funzionano le unità di studio dell'Ecologia: le popolazioni e le comunità.



Una serie di domande analoghe può essere:

A tutte queste domande (tranne forse l'ultima) non è possibile dare una risposta precisa, esauriente, basata su dati e non su opinioni. Però di un fatto possiamo essere praticamente certi:

lo studio di come gli organismi si sono adattati all'ambiente fornisce una chiave di lettura importante per capire struttura e funzionamento di popolazioni e comunità.



La teoria darwiniana dell'evoluzione per selezione naturale è oggi generalmente accettata ed è una (forse l'unica) teoria unificante della biologia (ecologia compresa). Secondo Lewontin la teoria di Darwin ha il pregio di spiegare due caratteristiche degli organismi viventi apparentemente contraddittori:

perfezione
intesa come corrispondenza fra organismi e ambiente in cui vivono e
variazione
intesa come cambiamento nel tempo e nello spazio.

La capacità degli organismi viventi di adattarsi continuamente al mutare delle condizioni ambientali, a ``risolvere'' i continui problemi legati all'esistenza, a modificare essi stessi l'ambiente che li circonda, li rende unici.

Tipi di adattamento all'ambiente

Possiamo distinguere tre meccanismi di adattamento a seconda del livello biologico interessato:

Modificazioni fenotipiche individuali
in risposta a variazioni ambientali. Ne fanno parte
Adattamenti evolutivi
che modificano il pool genico delle popolazioni e sono ereditari
Modificazioni della struttura della comunità
durante la successione ecologica

Gli organismi modificano il loro fenotipo in risposta ai cambiamenti ambientali. La separazione della componente genetica (ereditabile) e della componente ambientale (non ereditabile) è una materia che da anni occupa schiere di biologi genetisti e evoluzionisti.

Uno degli approcci più usati è quello di utilizzare le informazioni ottenute attraverso un'analisi della varianza del tipo di quelle che abbiamo già visto nelle lezioni precednti.

Il modello ``base'' che abbiamo già visto è quello:


yijz = Gi + Ej + Iij + eijz

dove

$y\quad$
rappresenta il fenotipo in una qualche unità di misura dell'osservazione z-esima;

$G\quad$
rappresenta la componente genetica del genotipo j-esimo e può essere a sua volta suddivisa in ulteriori componenti genetiche (addiva, di dominanza, epistasi, ecc.).

$E\quad$
rappresenta la componente ambientale generale dovuta all'ambiente j-esimo. Rappresenta l'effetto condiviso da tutti gli individui localizzati in quel habitat.

$e\quad$
rappresenta secondo alcuni autori la variazione microambientale o componente ambietale speciale che agisce diversamente su ciascun individuo. Rappresenta la deviazione fra il fenotipo atteso sulla base del genotipo dell'effetto ambientale generale.

$I\quad$
rappresenta l'interazione genotipo $\times$ ambiente che può venire stimata negli esperimenti fattoriali e deriva da un comportamento ``non parallelo'' nella risposta dei genotipi alle variazioni ambientali.

Se passiamo alle varianze la formula precedente cambia:


\begin{displaymath}\sigma_P^2 = \sigma_G^2 +\sigma_E^2 + \sigma_I^2 + 2\sigma_{G,E}^2
+ \sigma_e^2 \end{displaymath}

I ed e non sono correlate con la altre variabili, ma G ed E possono esserlo in natura (o in esperimenti non ben pianificati).

$\sigma_{G,E}^2 \quad$
si referisce alla covarianza genotipo-ambiente. Questa componente diviene importante se i genotipi non sono distribuiti a caso nell'ambiente, cioè se specifici genotipi sono sono associati fisicamente ad un ambiente (es: il genotipo i-esimo è significativamente più frequente nell'ambiente j-esimo rispetto agli altri ambienti e agli altri genotipi).

La covarianza genotipo-ambiente, che non va confusa con l'interazione genotipo $\times$ ambiente, si può verificare tutte le volte che i genotipi non sono casualmente distribuiti nello spazio per varie cause come la limitata dispersione del polline o dei semi.

Comunque in un esperimento fattoriale ben condotto e ben bilanciato il termine $\sigma_{G,E}^2 \quad$ si annulla.

Esaminiamo più da vicino l'interazione genotipo $\times$ambiente. Utile a questo proposito è il la norma di reazione che indica la funzione che lega il fenotipo medio di un genotipo al cambiamento ambientale.

\epsfig{file=reacnorm.eps}

Nella figura precedente le linee uniscono genotipi uguali (cloni o famiglie) in ambienti diversi.

Nel caso (1) non c'è interazione, nel caso (2) l'interazione genotipo $\times$ ambiente è dovuta ad un cambiamento di scala, nel caso (3) cambia il rango dei genotipi ma non la scala, mentre nel caso (4) cambiano scala e rango dei genotipi.

Definiamo come plasticità fenotipica la capacità di cambiare il proprio fenotipo al cambiare dell'ambiente.



Se assumiamo che il carattere fenotipico studiato sia proporzionale alla fitness del genotipo possiamo evidenziare alcune casi interessanti dal punto di vista evoluzionistico-ecologico.

Domande riguardanti la figura precedente:

1.
Qual è il genotipo più plastico?

2.
Qual è il genotipo meno plastico?

3.
Quali sono i genotipi più premiati dalla selezione nell'ambiente A e nell'ambiente B?

4.
Quali sono i genotipi più specialisti (adattati ad un solo tipo di ambiente)?

5.
Quali sono i genotipi più generalisti (adattati a molti tipi di ambienti)?

6.
In quale/i delle quattro possibili situazioni la variabilità nell'ambiente può aiutare a mantenere maggiore diversità genetica (varietà di genotipi)?

7.
In quale/i casi sarà selezionato un unico genotipo e quale?

Esistono molti lavori sperimentali in letteratura e diverse review sull argomento interazione genotipo times ambiente e la stragrande maggioranza ha trovato un'interazione significativa. Molti meno lavori sono stati pubblicati in cui veniva studiato il fenomeno in natura. Comunque vi sono forti indicazioni che l'interazione genotipo $\times$ambiente sia un fenomeno molto comune.

Un'approccio intelligente allo studio dell'interazione è quello in cui i tipi di ambiente non vengono ``classificati'' o definiti dallo sperimentatore ma vengono ``misurati'' dagli stessi organismi studiati. Cioè invece che definire l'ambiente A e B come nella figura precedente, si usa la media delle performances di tutti i genotipi in quel sito.

\epsfig{file=jointregr.eps}

Simboli diversi indicano genotipi diversi. Il vantaggio di quest'approccio è che l'ambiente viene misurato e classificato in un unico numero che riassume tutte quelle variabili ambientali che sono importanti per l'organismo e che possono essere trascurate.



L'interazione viene così scomposta ulteriormente in due componenti: una legata alla regressione, la cui pendenza da una misura quantititva della capacità di risposta del genotipo al cambiamento dell'ambiente. Una pendenza maggiore di 1 indica una risposta più grande della media dei genotipi, una pendenza fra 0 e 1 indica una risposta più debole della media, mentre pendenze negative indicano una tendenza del genotipo a rispondere in modo contrario agli altri. La seconda componente rimane una componente non spiegata dell'interazione.

Esistono procedure statistiche appropriate per svincolarsi dalla non-indipendenza delle medie sui genotipi e sull'ambiente.



Normalmente si trovano correlazioni positive fra la performance media del genotipo e la pendenza della regressione: cioè genotipi che mediamente hanno performances più alte tendono ad avere una risposta (variazione) maggiore. Questo avrebbe un significato evolutivo importante se il tratto studiato fosse determinante per la fitness: la selezione favorirebbe chi ha una norma di reazione più pendente, cioè i genotipi dotati di una maggiore plasticità fenotipica.

Alcuni sostengono che la forte selezione genetica per le performances attuata sulle specie agricole ha in realtà selezionato genotipi che sono molto produttivi, ma in ambienti molto specifici. Qualora questi super-genotipi venissero immessi in un ambiente meno favorevole, le loro performances si abbasserebbero ben al di sotto della media di un genotipo qualunque.

Fitocromo e risposta alla luce da parte delle piante

Il sistema del fitocromo delle piante è uno dei sistemi che conferiscono plasticità di ``comportamento'' più conosciuti nelle piante. Infatti si conoscono abbastanza bene i meccanismi molecolari e si conoscono abbastanza bene il vantaggio evolutivo-ecologico di questa plasticità. E` uno degli esempi più belli di come un meccanismo determinato geneticamente conferisca delle capacità alla pianta da avere dei risvolti anche nell'ecologia delle popolazioni e delle comunità.

Alcune notizie riguardo al fitocromo:


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Stefano Leonardi
2000-08-28